I fratelli Colombi e la loro passione di famiglia

Da sinistra Fabrizio e Vittorio Colombi sull’Oto 25 originale della loro azienda, comperato dal nonno. Fabrizio è socio e consigliere Gamae
La collezione Colombi nel Bresciano. Due fratelli condividono l‘interesse per i trattori d’epoca. Un “hobby” che non dà segni di cedimento

Questione di Dna. Quello dei fratelli Colombi ha di sicuro il gene del collezionismo, dal momento che entrambi da oltre 40 anni si dilettano nel collezionare trattori e macchine agricole d’epoca.

Cinque dei sette Oto presenti in collezione

Siamo a Ciliverghe Mazzano, in provincia di Brescia, zona ad alta densità zootecnica. I fratelli Fabrizio e Vittorio Colombi, infatti, provengono da una famiglia di allevatori e oggi nella cascina Virla Nuova Fabrizio continua a gestire l’azienda agricola producendo mais, grano e foraggio, mentre la stalla è stata dismessa anni fa. L’allevamento era nato con il nonno, che comprò come primo trattore un Oto 25 della Oto Melara, ancora in possesso dei fratelli Colombi. Oto che ha anche innescato la scintilla per la collezione. «È vero – conferma Fabrizio – possiamo dire che la passione sia nata una domenica pomeriggio del 1977 nelle campagne di Lonato, quando mi sono trovato di fronte un Oto a tre ruote. Che puntualmente il giorno dopo sono andato a comperare per portarlo a casa. Da lì è partita la “caccia”, con gli amici che ci spronavano a comprare anche un Oto 40; così, nel cercare il 40 abbiamo trovato altri Oto Melara e soprattutto tanti altri marchi».

MotoMeccanica Balilla in versione industriale, forse il pezzo più raro della collezione Colombi

Fabrizio e Vittorio sono ovviamente appassionati di meccanica, anche se autodidatti e “istruiti” in particolare dall’amico (meccanico del paese) Luigi Valzelli, che ha contribuito a far crescere in loro l’amore per i trattori antichi. «Spesso mio padre e mio zio – racconta Vittorio – ci portavano nell’officina di Luigi a vedere come si riparavano le macchine. Così, nel nostro piccolo ci siamo poi ricavati una piccola officina in azienda, dove un po’ alla volta sistemiamo i mezzi che via via recuperiamo. Insomma, un bel passatempo… Il mio professore di matematica delle scuole medie diceva sempre che ero un buon meccanico e che dovevo continuare a studiare. Purtroppo, allora non c’erano tante opportunità di studio e siamo andati avanti con la stalla, finché le quote latte non ci hanno fatto chiudere. Mio fratello è rimasto coltivatore diretto, io invece ho cambiato lavoro e mi sono dedicato agli impianti di condizionamento. Sempre motori, quindi, anche se elettrici…».

Landini 30 in inedita livrea rossa

Il recupero dei mezzi presenti in collezione è avvenuto ritirandoli per lo più da agricoltori della zona, senza un criterio particolare, ma prendendo quello che più piaceva. Come detto, la collezione è nata da un Oto Melara e alla fine, compreso quello “aziendale”, i modelli di questo marchio presenti sono sette: un 30, due 25 (di cui uno di proprietà), un 20 in versione ribassata, un prototipo del 20, un 18 a tre ruote e un 40. Non mancano ovviamente i Landini, in particolare un L25, un Vélite (acquistato dal concessionario Odolini di Brescia con il contributo per l’agricoltura durante il Fascismo) e un 30 dal curioso colore rosso (apparteneva a due fratelli, di opposte parti politiche, uno dei quali, dopo un diverbio, lo colorò di rosso…).  Quattro, invece, i modelli Fiat: 411R, 450, 215 e 211 R.

Eron D35. I Colombi lo hanno attrezzato per le sfilate in alta quota sulle montagne bresciane ogni anno a fine luglio

Rimanendo sempre in territorio italiano, ci sono due “chicche” da segnalare. Una è la versione industriale del Motomeccanica Balilla, più pesante e più ingombrante del piccolo utilitario progettato da Pavesi nel 1931. Il modello è del 1935, dotato di ruote zavorrate, parafanghi e motore quattro cilindri da 10 cavalli alimentato a benzina (e non a petrolio come quello agricolo). L’altro gioiellino è un Eron D35, del 1965, compatto quattro ruote motrici, motore diesel tricilindrico da 37 cv prodotto dall’ingegner Aldo Meroni sulla base del precedente Condor della Guidetti, raffreddato ad aria. Questo modello, più grande del precedente D18, fu pensato anche per le arature e prodotto in poche decine di esemplari.

Germania in evidenza

Hanomag R12. Il modello dei fratelli Colombi presenta un sedile “normale” (ma l’azienda di Hannover li produceva con sedile a divano a due posti)

I modelli stranieri presenti in collezione parlano per lo più tedesco. Partiamo da un Hanomag R12 del 1958, di colore rosso (a indicare che si trattava di modelli esportati), introdotto dalla casa di Hannover nel 1953-54 come leggero trattore polivalente dall’elevata mobilità in campo. Caratterizzato da un telaio portante a vita di vespa e concepito come trattore economico per le piccole aziende agricole, è equipaggiato con un motore diesel Hanomag a due tempi da 12 cavalli.

Fahr D 270 H. L’azienda di Baden ne fece pochi per l’Italia

Molto interessanti anche un Fahr D 270 H del 1957 (alto e snello, con motore Deutz F2 L 514, bicilindrico, di soli 27 cavalli, e cambio a 5 rapporti) e un Bautz AL 240 C, del 1957 (uno degli ultimi dell’azienda di Saulgau), con motore diesel bicilindrico della MWM raffreddato ad aria, da 24 cavalli.

Schlüter ASL 160
Bautz AL 240 C

Per chiudere con i marchi teutonici, da segnalare due modelli della bavarese Schlüter (un ASL 160 del 1957, con motore Schlüter a un cilindro raffreddato ad aria, da 16 cavalli, e un AS 15 del 1955, con motore monocilindrico da 17 cavalli raffreddato ad acqua) e un Porsche Junior 108 a passo lungo, con motore monocilindrico raffreddato ad aria, del 1959.

McCormick D430 Standard

Dall’Austria troviamo uno Steyr 180 monocilindrico, mentre dall’Inghilterra si segnalano un McCormick D430 Standard (prodotto in oltre 18mila unità nel periodo 1956-1962 come parte della fortunata Serie D, motore diesel 4 cilindri raffreddato ad acqua, 30 cv di potenza), un Farmall Super BMD della International Harvester Company, costruito a Doncaster in Inghilterra dal 1954 al 1958, con motore diesel quattro cilindri da 47 cavalli, e un Fordson Super Major.

Non solo trattori

Locomobile a vapore Ruston & Proctor di fine 1800

A completare la collezione si segnalano una seminatrice a nove falcioni M105 della Cesare Melo di San Giovanni in Persiceto (Bo), diversi interessanti motori stazionari (Warchalowski, Sachs, Lombardini, Guidetti, Acme, Cotiemme, Officine Meccaniche Falco, Tomos), una locomobile a vapore Ruston Proctor & C. di fine 1800 da 10 hp (il più vecchio modello in collezione), una trebbia Massey Ferguson 31 con motore diesel Perkins “alleggerito”, del 1969-70, e una sgranatrice da mais Carra D101, anche questa acquistata con lo stesso contributo usato per il Landini (infatti, faceva coppia proprio con il Vélite).

Sgranatrice da mais Carra D101

In tutto i fratelli Colombi hanno messo assieme 25 trattori e hanno tutta l’intenzione di continuare a collezionarne, perché la passione pulsa ancora. «Perdere le tradizioni significa perdere la storia dell’agricoltura – concludono Fabrizio e Vittorio – per questo nove anni fa abbiamo deciso di organizzare una mostra statica di tre giorni assieme all’amico Angelo Oxoli, collezionista anche lui, qui nella nostra azienda, dedicata alle auto e alle macchine agricole d’epoca. Nel 2018 abbiamo radunato 400 persone e speriamo che quest’anno ne arrivino ancora di più».

I fratelli Colombi e la loro passione di famiglia - Ultima modifica: 2019-06-04T04:04:22+02:00 da Francesco Bartolozzi

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