L’amore per la civiltà contadina

Dino Peretto con la figlia Giulia, prezioso aiuto nel mantenimento della sua collezione
Dino Peretto nel Vicentino colleziona da quasi 30 anni attrezzi e oggetti che ci riportano all’agricoltura degli inizi del secolo scorso

«In località Valle di Castelgomberto, immerso in un bel panorama naturale, custodisco con amorevole cura una variegata collezione di attrezzi e oggetti che appartengono a un tempo ormai passato della civiltà contadina».

Peretto si è dotato di un rimorchio per trasportare i mezzi e gli attrezzi più importanti a seconda della mostra a cui partecipa

Così Dino Peretto, vicentino, figlio di agricoltori e lui stesso agricoltore, descrive sul suo
sito Internet (www.dinoperetto.it) la storia della sua collezione. Una collezione sui generis, decisamente diversa da quelle che siamo soliti raccontare su questa rivista (anche se
non mancano i classici trattori), ma carica di fascino e di storia. Nata nel 1985, ma effettivamente “decollata” a partire dal 1996, ha visto Peretto recuperare centinaia di attrezzi e di macchinari agricoli risalenti a fine 800-inizio 900, che per chiarezza ha suddiviso in settori: frumento, mais, fieno, stalla, latte, pane, vino, falegnameria, corde e così via. Il tutto rifacendosi alla cultura contadina della sua zona e radunandolo in un capannone ben organizzato e tuttora in fase di completamento.

«Diciamo che è un vero e proprio museo della civiltà contadina – ci spiega Dino – anche se al momento non è mia intenzione aprirlo al pubblico. Per ora, infatti, mi piace partecipare alle varie manifestazioni invitato dalle varie ProLoco o altri enti, dove vado a raccontare appunto la vita contadina di un tempo tramite i tanti pezzi che in tutti questi anni ho recuperato».

Zona frumento

Proviamo allora a sintetizzare quello che Peretto ha imbastito con grande entusiasmo, in una sorta di percorso all’interno del mondo contadino di una volta. Partendo dalla zona frumento troviamo due trebbie della Francesco De Antoni di Povolaro (Vicenza), una da fermo del 1896, ancora con ruote e portacuscinetto in legno, e una del 1921 con battitore da 80 cm. «Si tratta di una classica macchina delle nostre zone del Vicentino che tutti definiscono da montagna, ma che non lo è – ci tiene a precisare Peretto – perché in quegli anni si costruivano solo trebbie piccole. Non c’erano ancora, infatti, le potenze per azionare trebbie più grandi, con battitore da 100 cm per esempio».
Altra trebbia da fermo presente in collezione è una Leitner (azienda di Vipiteno che oggi costruisce impianti sciistici), accanto alla quale troviamo una macchina a vapore del 1889 della ungherese Allamvasutak, che veniva importata in Italia da un concessionario con sede in pieno centro storico a Milano. La prima mietitrebbia semovente che incontriamo è il modello 630 della canadese Massey Harris, arrivato nell’Agro Pontino in Italia con il piano Marshall nel 1947, accanto al quale sempre in zona frumento troviamo una trebbia a mano del 1880 a vite senza fine, meccanismo – ci spiega Peretto – inventato dall’ingegnere scozzese Meikle nel 1785.
Ogni macchina che incontriamo ci viene descritta da Dino Peretto nei minimi dettagli e soprattutto con un preciso inquadramento storico. È il caso anche della mietilegatrice cingolata della Famar di Ancona (primo modello senza freni e senza retromarcia) e della motofalce Palmieri, dotata di dispositivo per mietere. Infine, non si può non citare la motofalciatrice Bcs 246 prima serie, con ruote in gomma originali e ovviamente l’apparecchio mietitore.
Chiudono la zona frumento diverse seminatrici tipiche del Vicentino e gli innumerevoli attrezzi appesi alla parete, dalla seminatrice a mano ai rastrelli, dalle pale ai falcetti con impugnatura a sinistra e a destra ecc.

Zona mais, fieno e stalla

Sgranatrice da mais Carra

Passando alla zona mais spicca la trebbia Carra degli anni 20, primo modello con battitore da 50 cm, assieme ad attrezzi vari del mais, come per esempio gli sgranatoi a mano che erano in uso a inizio 900. Accanto al mais troviamo la zona fieno, con in bella evidenza la prima motofalce inventata dalla Laverda del 1947, denominata Gioiello, motorizzata Condor e già allora dotata di inversore e due frizioni all’interno del cambio. Un’altra motofalce Laverda posseduta da Peretto presenta invece un volante ed è anch’essa dotata di dispositivo mietitore (nata per sfalciare i prati, veniva utilizzata anche per mietere il grano).

Peretto ha poi ricreato in piccolo anche una stalla, perché la famiglia contadina fino agli anni ‘50 dava nutrimento alla famiglia con latte e carne e utilizzava la stalla anche come riscaldamento. In questa zona troviamo tanti oggetti tipici della stalla di una volta, compresi gli attacchi per le vacche, i cavalli e gli asini, differenti tra loro a seconda della zona di provenienza. E a fianco della stalla segue la zona latteria in muratura, con i primi modelli di centrifuga, contenitori vari, bilance ecc.

Reparto corde (a sinistra) e falegname

Lo stesso vale per la zona vino, con pigiatrici, travasi a mano, carretti vari e a seguire tutte le altre aree: orto, tabacco, lavorazione terreno, produzione corde («il cordaro era un mestiere antichissimo nella Serenissima per produrre corde per le navi», racconta Peretto),
barbabietola da zucchero, caccia, pesca, maiale, pane, finestre, porte, botti, carri, fabbro, ciabattino. Per ciascuna di queste zone Peretto è una vera e propria enciclopedia vivente, capace di raccontare nei dettagli gli attrezzi che ha recuperato e il loro utilizzo. «Sto tuttora sistemando e ampliando il capannone – sottolinea Peretto – per cui tra 4-5 anni sarà completamente diverso».

Il reparto trattori

Nonostante la parte del leone siano, come detto, gli attrezzi, nella collezione di Peretto non mancano i trattori e altre macchine agricole. Ne segnaliamo alcuni particolari, a partire dal Farmall Cub degli anni 50 della McCormick International, prodotto in Francia e mai venduto in Italia, con la particolarità dell’aratro originale al posto della classica barra falciante.

Mietitrebbia trainata
McCormick

Poi segnaliamo la carioca prodotta dalla Cesare Melo’ & Figli di S. Giovanni in Persiceto (BO) e la mietitrebbia trainata McCormick recuperata in Francia (veniva costruita dalla Cima di Parigi): «Nata negli anni ‘30 in America – spiega Peretto – il modello europeo presenta un aspo a 6 pale anzichè 4 e il timone spostabile per agevolare il trasporto su strada; ne hanno vendute una decina in Italia, ma con l’avvento delle mietitrebbie semoventi sono sparite».

Peretto partecipa a varie manifestazioni invitato
dalle varie ProLoco o altri enti per raccontare la civiltà
contadina tramite i tanti pezzi che in tutti questi anni
ha recuperato

Altri modelli che meritano di essere citati sono il trattore Universal Carraro con seminatrice annessa, un Lamborghini 45 (prodotto in soli 32 esemplari), un trattore della Tomasi di Schio (Vi) del 1961 e un Bautz 12-14 HP (anche se il cofano riporta 18/20 HP), con barra falciante, del 1952. A parte il restauro completo di tutte queste macchine, Peretto ha un obiettivo. «Vorrei arricchire la collezione di macchine Laverda. Finora ne ho 38 e sto aspettando che mi arrivi dalla Francia il mio ultimo acquisto, ovvero una pressa a fagotto che Laverda vendeva in Francia con marchio Someca: qui in Italia finora ne ho vista una sola».

Chiudiamo con l’affiliazione al Gamae. «Sono contento che in Italia ci siano anche altri collezionisti, per questo sono socio Gamae e lo sono anche con altri club, anche se il Gamae ha più visibilità. Ho trovato persone molto disponibili, soprattutto sui cataloghi, dopo di che siamo tutti accomunati dalla stessa passione: le cose antiche e la voglia di tramandarle alle generazioni future».

Questo articolo è stato pubblicato sul n. 3/2023 di Macchine Agricole

L’amore per la civiltà contadina - Ultima modifica: 2023-05-21T21:54:13+02:00 da Francesco Bartolozzi

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