Lubrificanti, a ogni componente il suo olio

Non solo motore. Anche trasmissione e idraulica hanno le loro criticità e un errore nella scelta può produrre problemi seri

L’olio motore è certamente importante, in quanto preserva il “cuore” della macchina da danni potenzialmente molto gravi. E il cui costo di riparazione, per ben che vada, supera regolarmente i diecimila euro. Sarebbe tuttavia sbagliato concentrarsi soltanto su di esso e pensare così di aver risolto ogni problema di lubrificazione: anche l’olio della trasmissione e quello idraulico, infatti, hanno le loro criticità e per certi versi, anzi, i loro requisiti sono anche meno elastici di quelli dell’olio motore. Nel senso che un errore nella scelta – per esempio il mancato rispetto delle viscosità – può produrre problemi molto seri.

Attenti a caldo e pressione

L’olio del differenziale autobloccante deve rispettare severamente le specifiche del costruttore, pena il blocco delle frizioni.

In una trasmissione si possono raggiungere, durante la rotazione degli ingranaggi, temperature fino a 800-900 gradi, dovuti alle pressioni elevatissime tra dente e dente. Con questi valori, è chiaro che l’olio deve avere caratteristiche ben precise per essere efficace e fare il suo dovere. Che è, in questo caso, quello di lubrificare le parti in movimento, riducendone l’usura. La difficoltà di operare con certe pressioni e a temperature estreme è legata agli sforzi di taglio e al deperimento anticipato a causa del calore. In particolare, sono possibili fenomeni di acidificazione, che riducono la durata dell’olio e, secondariamente, possono dare problemi di tenuta sulle guarnizioni. Eventualità favorita dal fatto che, generalmente, i lubrificanti della trasmissione hanno intervalli di sostituzione più lunghi. Aumenta quindi il periodo di esercizio e, con esso, la possibilità che il prodotto si deteriori prima del termine prefissato. Per questo motivo è importante che gli oli della trasmissione siano in primo luogo ben additivati e secondariamente che rispettino scrupolosamente le prescrizioni del costruttore. Anche perché impiegare un olio con caratteristiche prestazionali superiori non equivale ad aumentare il livello di sicurezza. In certi casi, anzi, questa scelta può peggiorare le cose.

Viscosità e fluidità

Nell’impianto idraulico le prescrizioni sono meno rigide in quanto l’olio serve a trasmettere moto a un cilindro.

Il rischio principale, quando si parla di ingranaggi, è il cosiddetto pitting, ovvero l’affaticamento superficiale dovuto alla pressione di contatto tra i denti. Un fenomeno che, se non mitigato dall’azione del lubrificante, può smussare i denti fino a rendere dapprima rumoroso e successivamente mal funzionante l’ingranaggio. Si è portati a pensare che un olio più viscoso sia, in virtù di ciò, sempre preferibile. E in parte è vero. Tuttavia si deve rispettare un preciso equilibrio tra viscosità e fluidità, perché in caso contrario l’olio tende a non restare nell’ingranaggio sottoposto a elevate velocità di rotazione e quest’ultimo si ritroverebbe così a lavorare con scarsa lubrificazione.

In materia di trasmissione, il rispetto dei parametri indicati dal costruttore della macchina è quindi essenziale per assicurare il corretto funzionamento della stessa. Se si parla del cambio, per esempio, un olio 75W90 o 80W100 non sono equivalenti, anche se differiscono di poco per viscosità. Un olio troppo denso, infatti, può affaticare i sincronizzatori, mentre uno troppo fluido potrebbe non proteggere a sufficienza gli ingranaggi.

Spesso si usano basi vegetali per evitare inquinamento nel caso di sversamenti dai distributori.

Si deve inoltre tenere bene in considerazione anche un altro parametro, ovvero la classe Api (American Petroleum Institute), che indica la resistenza dell’olio alla pressione e pertanto al calore da essa sviluppato. I prodotti con Api Gl4 o Gl5, per esempio, sono adatti per pressioni medie o estreme (MP e EP, insigla). Anche in questo caso, non sempre un prodotto Gl5 è un buon sostituto di un Gl4, sebbene sopporti pressioni superiori e dunque sia, a prima vista, più efficiente.

L’olio giusto nel differenziale

Olio per differenziali autobloccanti governati da frizioni in serie

Un esempio utile a capire la complessità della scelta in materia di olio per trasmissione è quello dei differenziali autobloccanti, che come noto sono governati da frizioni in serie. Se si utilizza un olio sbagliato, si rischia il bloccaggio delle frizioni per eccessivo riscaldamento, con conseguente malfunzionamento del differenziale e perdita di trazione del mezzo. Per questo motivo è importante usare, per gli assali autobloccanti, olio Ls (limited slip, ovvero a slittamento limitato) che sia anche Ep, e quindi adatto alle alte pressioni che si sviluppano in questa sede.

Idraulica: attenti all’acqua

L’olio idraulico svolge un ruolo diverso rispetto al lubrificante per trasmissioni e motore: mentre questi ultimi devono preservare organi in forte frizione o rotazione, infatti, il primo ha il compito di trasferire moto da una pompa a un cilindro, sfruttando il principio di incomprimibilità dei liquidi. È quindi utilizzato nell’impianto idraulico, per alimentare servizi e attacco a tre punti, ma anche nell’idroguida e infine nei cambi di ultima generazione, come quelli a variazione continua. In virtù della sua funzione, richiede specifiche meno stringenti; tuttavia anche in questo caso la differenza tra un olio di qualità elevata o scadente può influenzarne le prestazioni. Compromettendo, tra l’altro, il corretto funzionamento di dispositivi di primaria importanza come servizi idraulici, sollevatore o lo stesso cambio.

La parola chiave, in questo ambito, è demulsività, vale a dire la propensione del fluido a separarsi da acqua presente in emulsione. Quando si tratta di olio per servizi idraulici, infatti, il rischio di infiltrazioni di acqua è sempre presente, in quanto il fluido esce dal circuito del trattore per riversarsi in quello degli attrezzi. Questo, unito al rapido riscaldamento nella pompa, può provocare inglobamenti di aria e acqua o condense. Il malfunzionamento, in questo caso, è dovuto al fatto che il riscaldamento oltre i 100 gradi trasforma l’acqua in vapore, provocando un forte aumento della pressione e il conseguente rischio di rottura dei tubi idraulici. La cosiddetta esplosione dell’aria, inoltre, crea residui carboniosi che possono provocare microfessurazioni nei tubi stessi, con trafilamenti durante il lavoro.

Per migliorare la demulsività esistono additivi specifici (per esempio della famiglia dei fenoli), che favoriscono l’aggregazione delle molecole di acqua e il conseguente deposito sul fondo del serbatoio. Al contrario, il deterioramento dell’olio o la presenza di impurità di vario tipo possono ostacolare questo processo. Pulizia, controllo costante del circuito e utilizzo di buoni prodotti sono dunque necessari per avere un impianto idraulico sempre in piena efficienza.

 

Sostenibilità e performance

Gli oli di origine vegetale hanno diversi problemi prestazionali e possono dar luogo a inglobamento di aria, incollature e altri inconvenienti. Se si parla di liquidi per pistoni idraulici, tuttavia, possono essere utilizzati senza grandi problemi, non essendo indispensabili, per essi, standard molto stringenti. In più hanno il vantaggio di essere molto meno impattanti sull’ambiente in caso di sversamento accidentale, eventualità tutt’altro che rara in agricoltura, specie quando si connettono e disconnettono frequentemente gli attrezzi. Senza dimenticare il rischio, mai del tutto azzerato, di rotture delle tubature idrauliche, vuoi per schiacciamento accidentale, vuoi per deterioramento delle stesse.

Un altro settore in cui gli oli a base vegetale sono impiegati di frequente è la lubrificazione delle motoseghe, attrezzi che operano in mezzo alla natura e richiedono la dispersione dell’olio per il funzionamento della catena. R.B.

Lubrificanti, a ogni componente il suo olio - Ultima modifica: 2019-05-04T04:04:39+02:00 da Roberta Ponci

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