Irroratrici, meno deriva grazie alla tecnologia

Tecnologie e strategie. Le irroratrici possono essere dotate di soluzioni utili a regolare correttamente l’erogazione dei getti, prevenendo la generazione della deriva

Ridurre al minimo le dispersioni durante la distribuzione dei prodotti fitosanitari, oltre a essere un dovere etico, sta diventando un’esigenza dovuta a norme e regolamenti.

A questo scopo, scegliere, ispezionare, manutenere e regolare accuratamente le irroratrici è la prima condizione necessaria, ma non è sufficiente per rispettare le regole sempre più stringenti in tema di fitofarmaci: la mitigazione della deriva, infatti, richiede di identificare e mettere in atto strategie che possono essere anche abbastanza complesse, ma soprattutto presuppongono la conoscenza e la classificazione delle misure specifiche.

Le irroratrici ricoprono un ruolo di primo piano nell’ambito della mitigazione della deriva; esse infatti possono essere dotate di soluzioni tecnologiche, accessori, componenti meccanici e modalità di impiego utili a ridurre questo fenomeno durante la distribuzione e a regolare correttamente l’erogazione dei getti, prevenendo in tal modo la deriva.

Altre misure, indirette, sono invece finalizzate a limitare la contaminazione di aree sensibili, quindi intervengono dopo che la deriva si è verificata: queste consistono nell’interposizione tra il campo e le aree da proteggere di fasce di rispetto non trattate (buffer zone), oppure di siepi o altre barriere fisiche, quali frangivento o reti antigrandine.

Documento di orientamento

La misura di mitigazione di riferimento è appunto la fascia di rispetto non trattata, ma la sua applicazione, che può significare lasciare 30 metri non trattati, spesso risulta insostenibile per le aziende piccole e medie.

La classificazione delle tipologie di irroratrice in funzione della deriva generata tiene conto delle loro caratteristiche costruttive, funzionali e operative sulla base di specifiche procedure applicate dagli enti qualificati

Per questo motivo, si sta lavorando per introdurre altre misure ottengano lo stesso risultato riducendo l’ampiezza della fascia di rispetto. A tale scopo, una commissione di esperti ha elaborato un documento di orientamento, dal titolo “Misure di mitigazione del rischio per la riduzione della contaminazione dei corpi idrici superficiali da deriva e ruscellamento”, disponibile sul sito del Ministero della Salute. Il Documento di orientamento analizza l’efficacia delle principali misure di mitigazione applicabili dagli utilizzatori di prodotti fitosanitari per ridurre l’esposizione per deriva e per ruscellamento fino a un rischio accettabile.

Il Documento riporta in allegato una serie di schede tecniche in cui è calcolata la mitigazione totale ottenuta con più misure, oppure, una volta stabilito un obiettivo, consentono di individuare le combinazioni di misure che raggiungono quel valore valore.

Tecnica in cambio di spazio

Il principio adottato prende il nome di «Tecnica in cambio di spazio»: la larghezza delle fasce di rispetto si può ridurre adottando opportune misure tecniche; sarà poi compito degli utilizzatori scegliere la combinazione più favorevole per ottenere il risultato. Imparare a conoscere e applicare le misure di mitigazione è importante, in quanto esse sono presenti come prescrizioni supplementari nelle etichette di un numero crescente di prodotti fitosanitari, per proteggere dalla contaminazione specie acquatiche, piante non bersaglio, aree vulnerabili ecc. Inoltre, il nuovo Piano di Azione Nazionale in fase di approvazione riporta anch’esso l’obiettivo di conseguire una riduzione della deriva del 50%. Come esempio di applicazione del principio “Tecnica in cambio di spazio”, la tab. 1, tratta dal Documento di orientamento, riporta un’ipotesi di classificazione delle irroratrici, come prevista dalla norma europea ISO 22369-1 (classificazione già in uso in diversi Paesi UE), e alcuni scenari derivanti dall’applicazione di tecnologie a efficacia crescente.  La prima riga propone uno scenario di riferimento: in assenza di misure di riduzione della deriva ossia con un’irroratrice di ipotetica classe G (con mitigazione 0%), per applicare con rischio deriva accettabile un prodotto fitosanitario serve una fascia di rispetto come indicata a seconda delle diverse colture: 10 metri per i cereali, 15 per le orticole e così via.

 

Le righe successive presentano diversi scenari con mitigazione: utilizzando tecniche di distribuzione a efficacia di mitigazione crescente (quindi passando dalla classe G alle classi più basse), è possibile applicare il formulato rispettando fasce di rispetto via via più strette. Si nota che la dimensione della fascia di rispetto non può essere ridotta a zero, ma esiste una fascia minima da rispettare comunque (per la vite è pari a 2 m).

Il problema principale per l’applicazione pratica di queste indicazioni sta nell’assenza nel nostro Paese di una classificazione ufficiale dei dispositivi antideriva e di una definizione delle condizioni di riferimento per i principali contesti colturali.

Dal momento che le norme europee in tal senso sono già codificate, nell’attesa di ufficializzare la classificazione si può fare riferimento ad alcuni criteri già adottati in altri paesi europei, che tengono conto sia dei dispositivi tecnici presenti sulle macchine sia delle condizioni d’impiego delle stesse, come riportato appunto nel citato Documento di orientamento.

Macchine di riferimento

La classificazione delle tipologie di irroratrice in funzione della deriva generata tiene conto delle loro specifiche caratteristiche costruttive, funzionali e operative sulla base di specifiche procedure applicate dagli enti qualificati. Un problema pratico evidente è quello di individuare una macchina di riferimento rappresentativa della realtà locale (la macchina di classe G).

Al riguardo, il Documento di orientamento fissa alcuni parametri per le irroratrici di riferimento per colture erbacee, per frutteti e per vigneti:

  1. Barra irroratrice per colture erbacee: barre irroratrici convenzionali con ugello a cono o fessura convenzionale, dimensione ≤ISO 04, portata nominale ≤1,6 l/min a 3 bar, pressione di esercizio ≥3 bar, velocità di avanzamento 6 km/h, altezza della barra compresa tra 50 e 75 cm, assenza di ugello di fine barra.
  2. Irroratrice ad aeroconvezione per vigneto: macchina equipaggiata con ventilatore assiale e ugelli disposti a raggiera lungo le sezioni di uscita dell’aria, dimensione ugelli ISO 01, pressione di esercizio 15 bar, velocità di avanzamento 6 km/h, diametro ventilatore 500 mm, portata ventilatore massima non inferiore a 20.000 m3/h (regolazione del regime di rotazione della p.d.p. 540 giri/min, marcia veloce del ventilatore).
  3. Irroratrice ad aeroconvezione per fruttiferi: macchina equipaggiata con ventilatore assiale e ugelli disposti a raggiera lungo le sezioni di uscita dell’aria, dimensione degli ugelli ISO 03, pressione di esercizio 15 bar, velocità di avanzamento 6 km/h, diametro del ventilatore 800 mm, portata del ventilatore massima non inferiore a 40.000 m3/h (regolazione del regime di rotazione della p.d.p. 540 giri/min, marcia veloce del ventilatore).

Queste configurazioni rappresentano lo scenario standard da cui partire per l’applicazione delle misure di mitigazione. Al momento, le sole misure di mitigazione diretta previste nel Documento di orientamento riguardano l’impiego di ugelli antideriva e l’esclusione dell’aria verso l’esterno durante il trattamento degli ultimi filari in prossimità del bordo del campo. La tab. 2 e la fig. 1 sintetizzano l’entità della mitigazione ottenibile.

Scelta dei volumi di irrorazione

Osservando le tabelle, si nota che i limiti imposti sulla tipologia di ugelli e sulla pressione di lavoro si traducono in portate unitarie piuttosto elevate e di conseguenza in vincoli alquanto rigidi sulla scelta dei volumi di irrorazione, in particolare quando si usano atomizzatori a torretta o comunque con un numero di ugelli aperti elevato. Nella pratica, se si desidera lavorare a volumi ridotti, che ovviamente significano anche portate ridotte, è verosimile che con tali vincoli non si riesca a trovare una combinazione tipo-pressione adeguata.

Per esempio, volendo distribuire 250 l/ha su un vigneto con interfila di 3 m, con una velocità di lavoro di 6 km/h impiegando 4 ugelli per lato, la portata unitaria degli ugelli è pari a 0,94 l/min; cercando questo valore nelle tabelle, si osserva che, ad esempio, per ottenere una mitigazione del 50%, il limite di pressione fissato a 8 bar fa sì che l’unica tipologia di ugello utilizzabile sia il verde (ISO 015) a inclusione d’aria a 7 bar, in quanto scendendo a pressioni inferiori la polverizzazione risulterebbe troppo grossolana per garantire la copertura. In pratica, per avere più opzioni, diventa necessario aumentare il volume di irrorazione.

Con queste limitate libertà di scelta, sembra opportuno individuare altri parametri che possano essere utilizzati per la mitigazione diretta. Per esempio, in Germania sono considerate anche altre combinazioni macchina-componenti che consentono di classificare le irroratrici per una riduzione della deriva del 50-75-90%: sarebbe auspicabile che anche il nostro Paese adottasse criteri di questo tipo. È comunque possibile applicare contemporaneamente più misure di mitigazione, la cui efficacia complessiva va calcolata per step successivi; dove l’output del calcolo della prima misura è l’input del calcolo della seconda. In tab. 3 è riportato un esempio, ipotizzando un atomizzatore standard (M = 0%) al lavoro su un vigneto con presenza di siepe al bordo, in assenza di vegetazione.

Altre indicazioni operative di carattere generale

Va sottolineata anche l’importanza di altre indicazioni operative di carattere generale. Tra queste segnaliamo:

- interrompere sempre la distribuzione durante le voltate ed altre manovre, ovvero in presenza di discontinuità della vegetazione, facendo in modo che il getto di miscela sia sempre intercettato dalla vegetazione;

- avvertire i residenti prima di effettuare trattamenti in prossimità di abitazioni;

- accertarsi dell’eventuale passaggio di mezzi, ciclisti, pedoni in prossimità di strade aperte al pubblico e adottare tutti gli accorgimenti utili per non investire le persone e/o mezzi di transito.

In generale, i filari piantati in prossimità della strada vanno in ogni caso irrorati in modo da evitare qualsiasi deriva del prodotto fitosanitario all’esterno del campo trattato.

Nel caso di filari disposti perpendicolarmente al confine rispetto a un’area sensibile, è preferibile, se possibile, effettuare il trattamento in entrata piuttosto che in uscita dai filari.

Irroratrici, meno deriva grazie alla tecnologia - Ultima modifica: 2021-04-26T07:07:12+02:00 da Roberta Ponci

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