Ampi spazi per la robotica in agricoltura

Le sperimentazioni si fanno sempre più concrete e i risultati ottenuti aprono le porte a un nuovo modo di concepire il lavoro in campo e in stalla. L'intervento di Alessandro Malavolti (FederUnacoma) al Forum Cdo Agroalimentare

Terreno fertile per la robotica in agricoltura, soprattutto nel settore ortofrutticolo e zootecnico. La ricerca avanza, le sperimentazioni si fanno sempre più concrete e i risultati ottenuti aprono le porte a un nuovo modo di concepire il lavoro in campo e in stalla. A tracciare lo scenario è il presidente di Federunacoma Alessandro Malavolti che, sul palco del Forum Cdo Agroalimentare, ha parlato delle nuove frontiere dell'innovazione tecnologica.

Alessandro Malavolti

«La robotica, come tutte le grandi innovazioni tecnologiche, ha una fase sperimentale, come quella che stiamo attualmente vivendo: si presentano tantissimi prodotti, si producono le prime macchine di piccola serie e si inizia così a intravedere una strada dove la robotica si sta specializzando. Ma in questo ambito ci troviamo davanti a due grossi macro filoni: intelligenza artificiale da una parte e robotica dall'altra», questa la premessa del numero uno della Federazione.

Intelligenza artificiale

Parlando di intelligenza artificiale in agricoltura, oggi si sostanzia soprattutto nei sistemi di visione. In parole povere soluzioni che servono a vedere cosa abbiamo davanti. «Banale per i nostri occhi, molto meno per una macchina – argomenta Malavolti –. Questa capacità aiuta la macchina a fare selezione e capire cosa fare: come trattare, cosa raccogliere, cosa eliminare. In un'agricoltura che vuole utilizzare meno agrofarmarci ed essere più sostenibile è un aspetto fondamentale. Ai sistemi di visione sono applicati moderni sensori che forniscono agli algoritmi un gran numero di informazioni da elaborare e qui si apre un altro mondo. Ci sono programmi più evoluti che riproducono il nostro pensiero: la macchina vede un frutto rosso e lo raccoglie, lo vede giallo e memorizza di ripassare tra una settimana, lo vede verde e passerà tra tre settimane».

L'intelligenza artificiale si può sviluppare in più fasi. C'è quella del cosiddetto Machine Learning, dove la macchina impara lavorando. «L'esempio è quello con le malerbe – illustra il presidente di Federunacoma –. Se incontra una erbaccia che non è presente nel suo database, la fotografa e la memorizza. Così la volta successiva saprà subito di doverla eliminare». E poi c'è quella che viene definita come ultima frontiera, cioè il Deep Learning. «La macchina legge i dati passati, vede e analizza le scelte fatte e in base a quelle cambia i propri parametri, fa una sorta di sperimentazione scientifica a tentativi», evidenzia Malavolti.

Robotica vera e propria

Poi c'è la vera e propria robotica. Macchine che fanno lavori pesanti, usuranti e pericolosi. Ma quando i robot sono convenienti? «Non possono sostituire l'attività umana quando questa è molto bassa – risponde il presidente di Federunacoma –. Facciamo un esempio: se ho 500 ettari di mais, continuerò a raccoglierli con la mia mietitrebbia. La robotica diventa strategica in quelle attività dove è richiesta tanta manodopera, dove servono tante ore lavoro; così i robot possono fare la differenza nel diserbo selettivo, nella sarchiatura, nella raccolta dei prodotti. Si stanno sviluppando robot che fanno risparmiare tempo, molto tempo: chi affronta e investe nella robotica non lo fa solo per un risparmio dei costi, non è questa la motivazione principale. In agricoltura tendiamo ad avere robot sostitutivi dell'attività umana, più che robot collaborativi, che sono solitamente impiegati in ambienti stabili e catene di assemblaggio. Tuttavia anche nel nostro lavoro si sta lavorando molto sulla sicurezza di collaborazione tra uomo e macchina: ci concentriamo sulla sensoristica per evitare incidenti».

Alla luce di questo il settore ortofrutticolo è uno di quelli che sta sviluppando una robotica dedicata, ma anche nelle stalle il livello di automazione e di impiego di soluzioni intelligenti sta crescendo. In terza battuta, sempre secondo il presidente di Federunacoma, c'è la gestione del vigneto, «che richiede tantissime lavorazioni per ettaro. Mentre sui seminativi, almeno per il momento, la robotica la vedo limitata al diserbo e a poco altro. In ogni caso nell'azienda agricola del futuro – conclude Alessandro Malavolti - sarà indispensabile avere un ingegnere, un informatico e un giovane nativo digitale».

Ampi spazi per la robotica in agricoltura - Ultima modifica: 2023-01-31T14:29:45+01:00 da Francesco Bartolozzi

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