Borio (FederAcma): «Abbiamo bisogno di giovani preparati»

Intervista ad Andrea Borio (Federacma). Mancano almeno cinquemila tra meccanici, meccatronici, ricambisti e venditori

Voce grossa nei ministeri che hanno a che fare con la meccanizzazione agricola affinché siano mantenuti gli impegni presi per il settore, lavoro per sensibilizzare alla formazione dei giovani, per la sicurezza e una presenza capillare di Federacma sul territorio nazionale. Queste le priorità del presidente Andrea Borio che in occasione di Eima 2022 scatta anche un’istantanea del mercato: «Senza incentivi nel 2023 e 2024 le vendite caleranno».

Presidente Borio, quali saranno le linee guida e le priorità del suo mandato?

«In qualità di unica Federazione nazionale di categoria, ritengo che nel prossimo futuro sarà fondamentale la nostra presenza in ambito politico e istituzionale, a tutela degli interessi e in difesa degli imprenditori che rappresentiamo. Non appena sarà possibile, occorrerà parlare con il Ministro dell’Agricoltura per accertarsi che lo stanziamento di circa 400 milioni di euro, contenuto nel Pnrr, non prenda strade alternative da quelle a cui era stato destinato, ovvero la rottamazione delle macchine agricole immatricolate dopo il 1996 per il riammodernamento del parco macchine agricole circolante.

Ci faremo ascoltare dal Miur per dare forza e sostegno al mondo della meccanica agraria. Sappiamo tutti che sono da tempo disponibili almeno 5.000 posti di lavoro tra meccanici, meccatronici, ricambisti e tecnici/venditori, che non riusciamo a trovare. Li cerchiamo per i settori delle macchine agricole, del giardinaggio, del movimento terra, delle officine, eccetera. A tal proposito, intendiamo esplorare tutte le possibilità per inserire nei percorsi degli istituti tecnici dei corsi specifici sulla meccanica e meccatronica agraria, o per reinserire negli istituti agrari le materie della meccanica agraria e aggiungere quelle delle nuove tecnologie al servizio dell’agricoltura; basti pensare a quanti nuovi mestieri si sono creati con l’avvento dell’Agricoltura 4.0. Oltre ai programmi scolastici vanno modificate anche le modalità dell’alternanza scuola/lavoro. Inoltre, bisogna finanziare gli istituti agrari, perché comprino trattori ed attrezzature di ultima generazione. Dobbiamo aiutare i ragazzi a entrare nel mondo del lavoro con un’esperienza e una conoscenza diretta e reale delle macchine in circolazione. I nostri imprenditori devono avere a disposizione personale specializzato. Questo non riguarda soltanto le scuole superiori, ma anche le Università con corsi di laurea specifici. Attaccheremo su più fronti il Ministero per le Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, in cui sono compresi anche i trasporti, per riportare alla luce il decreto attuativo, pronto da tempo, della legge sulla revisione, ormai fermo da 7 anni. È una vergogna!

Chiederemo invece al Mise interventi sul mondo delle macchine da giardino, per ridurre l’impatto ambientale e favorire scelte ecologiste e di risparmio energetico, ma anche sostegno a quelle officine che, per raggiungere alti standard qualitativi e di servizio, hanno bisogno di notevoli investimenti sulla sicurezza e quindi di nuovi macchinari».

Dopo il boom di vendita degli ultimi due anni, cosa prevedete per il 2022 e per il 2023?

«Per quanto riguarda la seconda metà del 2022 e forse ancora per i primi mesi del 2023, prevedo un trend di mercato ancora sufficientemente buono, grazie all’influenza del credito d’imposta per le macchine 4.0 e alle consegne che stiamo effettuando per macchine ordinate mesi e mesi fa. In questo momento, e già da giugno, non si acquisiscono nuovi ordini e quindi, a partire dalla seconda metà del 2023 e poi per il 2024, potremmo registrare un calo importante di vendite delle macchine, a meno che non vengano nuovamente introdotte forme di agevolazioni all’acquisto».

Come giudica la strategia dei big dealer?

«Prima di tutto mi trovo a constatare, più che giudicare, un movimento che si sta realizzando nel mercato italiano. Gran parte dei costruttori stanno andando in quella direzione: cercano big dealer. A partire da ciò, mi trovo a fare due riflessioni in merito. La prima ha a che fare con la conoscenza delle specificità del territorio italiano. Non tutte le aree sono uguali, alcune aree si prestano ad essere gestite da un unico concessionario ‘allargato’. Altre, invece, contengono in sé, in aree geografiche anche non molto estese, caratteristiche territoriali talmente diversificate, e mi riferisco alla presenza di mare, montagna, pianura, da rendere poco strategico un unico dealer.

È il dealer che costruisce il rapporto con il cliente finale. Spesso è lui a fare davvero la differenza su un territorio. Di questo alcune case costruttrici sono ancora consapevoli e mi auguro continueranno ad esserlo sempre, anche in futuro. Spesso sono proprio alcuni costruttori, inoltre, che favoriscono l’ingresso in Italia di mega-concessionari del Nord Europa, delle vere multinazionali, che acquistano aziende solide, ma senza cambi generazionali con l’obiettivo di futuri allargamenti di zone, di creazione di aziende satellite o altro. Nell’Automotive molte concessionarie si stanno trasformando in agenzie per scelta dei costruttori. Questo destino toccherà anche all’Agromotive? Intanto a molti di noi stanno chiedendo investimenti da capogiro con promesse non sempre riscontrabili nell’immediato. Fortunatamente molti di noi hanno la testa dura».

Ci sono novità sul fronte revisione e rottamazione? Qual è la posizione di Federacma in merito?

«No, al momento non ci sono novità in merito. Come dicevo prima, la ragione per cui ci siamo impegnati con proposte, solleciti alla politica e prese di posizione pubbliche, e continueremo a farlo, è che ad essere in gioco sono la sicurezza e la vita degli agricoltori, nostri clienti e di cui conosciamo le famiglie. Parliamo di una battaglia umana, prima ancora che professionale. E in quanto tale riteniamo non sia rimandabile un giorno di più. Inoltre, alcune scellerate organizzazioni preferiscono che i loro associati vadano in giro per strada e nelle campagne senza dotazioni di sicurezza sui trattori e il settore agricolo ha da tempo superato, come numero di morti sul lavoro, quello edile».

Avete un problema di scorte e/o rifornimenti?

«La questione delle scorte e dei rifornimenti non è banale. Ad esempio, il tempo di consegna dei trattori è ancora all’incirca di sei mesi. Ma il vero problema è che molte macchine sono state ordinate quando il mercato andava ancora bene. Poi, in molti casi, dopo lunghissime attese, sono arrivate le macchine ordinate tutte insieme. Così, molti dealer ora si trovano i magazzini che vanno riempiendosi, in un momento in cui c’è una domanda minore».

Fattore maggiori costi: come sta evolvendo la situazione?

«I fornitori continuano ad aumentare i listini anche se il costo delle materie prime ha smesso di aumentare e si è stabilizzato. Probabilmente mettono le mani avanti per cautelarsi rispetto all’innalzamento dei costi energetici. Purtroppo, il rischio è che dopo l’inflazione si verifichi una recessione: molto materiale disponibile e poca liquidità per poterlo acquistare».

Manodopera: negli anni avete coinvolto grazie al progetto Mec@agriJOBS migliaia di studenti. Come pensate che debba delinearsi in futuro il coinvolgimento dei giovani e con quali nuove opportunità lavorative?

«Crediamo molto nell’idea di investire sul futuro dei giovani. Quest’anno siamo alla seconda edizione delle borse di studio del ‘Premio Cocchi’, dedicate ai giovani che siano interessati a lavorare nel settore della meccanica agraria e abbiamo organizzato i mech@griJOBS ad Eima 2022 con un concept completamente rinnovato: ci sarà l’intervento di un’influencer e una caccia al tesoro a tema macchine agricole che si svolgerà tra i padiglioni della fiera. Tutto questo per aiutare in modo dinamico e avvincente il maggior numero di ragazzi a scoprire le numerose opportunità professionali, disponibili nel nostro settore, a seguito di una formazione specializzata».

Come immagina il settore dei dealer di macchine agricole fra cinque anni?

«Potrebbe esserci una vera rivoluzione, una stasi nei processi di trasformazione, o ancora un ritorno alle vecchie modalità di rapporti tra concessionari e costruttori. Certo è che alcuni di noi hanno cominciato ad assumere laureati per la gestione delle attività legate al 4.0: parliamo di addetti commerciali, finanziari, di installazione, di formazione e di manutenzione. Tante trasformazioni nella rete si sono succedute negli ultimi cinque anni, anche connesse alla i pandemia da Covid, e probabilmente ne vedremo altre. Il settore Agromotive, e quelli legati alle altre aree di cui ci occupiamo come Federazione, sono in fermento, nella situazione generale di crisi politica-economica. Mi auguro solo che anno dopo anno cresca la mentalità dell’associazionismo. È l’unica cosa che, per certo, non può che far bene a tutti noi».


DSI ITALIA, MASSEY FERGUSON MANTIENE IL PRIMATO

Anche quest’anno FederAcma ha svolto svolto l’indagine DSI (Dealer Satisfaction Index) relativa al livello di soddisfazione dei concessionari in merito ai brand che trattano. La Federazione sottolinea la necessità di una maggiore partecipazione dei dealer nella fase di raccolta delle risposte, in modo da rendere il dato più attendibile possibile. Il dato medio ha visto anche quest’anno Massey Ferguson al primo posto della classifica, mentre salgono rispetto all’anno precedente John Deere e Carraro Agritalia Nel grafico è possibile vedere la differenza di votazione tra il 2021 e il 2022 per ogni brand.

Borio (FederAcma): «Abbiamo bisogno di giovani preparati» - Ultima modifica: 2022-11-03T09:09:38+01:00 da K4

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