Gruppo Gavio, vincente grazie al gps

L’esperienza del gruppo Gavio (1.400 ettari): le tecnologie di precisione permettono di uniformare la qualità, ottenendo trasformati competitivi

Quasi sempre l’evoluzione da un’agricoltura convenzionale alla precision farming è graduale: si comincia con la guida assistita, poi si passa a quella automatica e infine, complice magari il contoterzista già ben attrezzato, si approda al dosaggio variabile. Tanta prudenza si spiega con la necessità di entrare in uno schema di lavoro diverso da quello abituale, ma anche di spalmare i costi – comunque non indifferenti – su un lasso di tempo più ampio.

Bruna Saviotti e Massimo Medicina.
Bruna Saviotti e Massimo Medicina.

Un problema, quest’ultimo, che non riguarda la realtà presa in considerazione in queste pagine: il gruppo Gavio, nome assai noto per le attività nell’ambito delle costruzioni e della logistica, ma che ha interessi anche in campo agricolo. Così, nel momento in cui ha deciso di convertirsi all’agricoltura di precisione, lo ha fatto con un investimento che i comuni imprenditori possono soltanto sognare: venti nuovi trattori, altrettanti sistemi di guida automatica e gps-assistita, due macchine per la raccolta del pomodoro con geo-localizzazione del prodotto, trasformazione di seminatrici, barre per diserbi e spandiconcime in macchine a dosaggio variabile.

Basterebbe già questo a rendere il caso più unico che raro, nel panorama italiano. In più, aggiungiamo che lo stesso gruppo è proprietario di un impianto di trasformazione del pomodoro, la Tomato Farm, e che tra gli obiettivi della conversione al precision farming c’era anche quello di fornire informazioni accurate e attendibili proprio ai tecnici della fabbrica. Il motivo? Trovare le varietà – in questo caso di pomodoro – più adatte a ogni tipo di trasformato, gestire la fase di campagna in funzione del livello qualitativo che si vuol ottenere in fabbrica e, infine, acquisire un netto vantaggio sui concorrenti grazie alla qualità superiore dei propri prodotti.

Qualità e risparmio

I trattamenti con dosaggio variabile consentono di ridurre gli sprechi di prodotto, con benefici ambientali evidenti.
I trattamenti con dosaggio variabile consentono di ridurre gli sprechi di prodotto, con benefici ambientali evidenti.

Tutti argomenti che meritano un approfondimento. Cominciando dall’attività di campagna. «Abbiamo avviato questa svolta perché sentivamo la necessità di ottimizzare la gestione dell’azienda, sia per quanto riguarda la manodopera sia per l’uso dei mezzi tecnici, a cominciare dai fertilizzanti. Inoltre volevamo avere un controllo generale sull’attività, cosa non semplice con una superficie di oltre mille ettari», esordisce Massimo Medicina, agronomo del gruppo.

La conversione è stata fatta con la campagna 2014-2015 ed è pertanto al secondo anno. «Il primo – precisa Medicina – è stato poco più che sperimentale. Intanto a livello aziendale avevamo pochissima esperienza con le tecnologie satellitari, quindi abbiamo dovuto fare una formazione generale del personale, sia di campagna sia in ufficio. Altra attività impegnativa è stata la mappatura di tutti gli appezzamenti». Infine è noto che per poter realizzare interventi a dosaggio variabile si deve conoscere la variabilità di campo e questo è possibile soltanto effettuando un raccolto con macchine geo-referenziate. «Il primo anno ci ha permesso in effetti di ottenere una mole enorme di informazioni, tutte da valutare e rielaborare non soltanto a livello agronomico, ma anche in funzione delle esigenze dello stabilimento di trasformazione. Abbiamo fatto una mappatura completa delle rese per cereali, pomodoro, patate e cipolla, al punto che oggi possiamo dire con sicurezza quanto ha prodotto una determinata varietà in un determinato punto di quel determinato campo. A partire da quest’anno, dunque, siamo pronti a utilizzare le mappe per la coltivazione a dosaggio variabile».

Attività che, in realtà, è già iniziata con le semine differenziate e le prime concimazioni. «In entrambi i casi l’obiettivo primario non è risparmiare sui mezzi tecnici, ma sfruttare meglio ciò che distribuiamo. Per esempio, evitando di concimare aree dove la produttività non può comunque aumentare. Per quanto riguarda i diserbanti, invece, il contenimento delle dosi ha anche una chiara valenza ambientale», spiega l’agronomo piemontese, ricordando che obiettivo finale è la massima omogeneità di campo possibile.

Dal campo alla fabbrica

Alto livello tecnologico in cabina.

Alto livello tecnologico in cabina.
Alto livello tecnologico in cabina.

In parallelo, si lavora anche sulla omogeneità varietale. Per quale motivo, ce lo spiega Bruna Saviotti, amministratrice delegata di Tomato Farm: «Gestendo meglio il pomodoro in campo si ottiene una produzione più omogenea e ciò risolve molti problemi nell’impianto di trasformazione. Le informazioni raccolte in campagna sono per noi importantissime e con queste tecnologie la quantità di informazioni disponibili è enormemente superiore al passato».

Il primo scopo è dunque ottenere una materia prima uniforme e, come tale, facile da lavorare. Si va però molto oltre: «Conoscendo le varietà che rendono meglio per ogni tipologia di prodotto che facciamo, potremmo legare i contratti di produzione a una rosa di varietà da proporre a chi conferisce il pomodoro. In poche parole vogliamo dire all’agricoltore: visto che con il tuo pomodoro vogliamo fare questo tipo di prodotto, scegli una di queste varietà, perché sono quelle che danno i migliori risultati. Il prossimo passo, una volta verificati i dati, sarà dunque quello di mettere le nostre conoscenze a disposizione di tutti i conferitori. Lo stesso vale per le tecnologie. Potremmo, per esempio, istituire un servizio di rilevamento del vigore attraverso droni, un tipo di attività che finora non abbiamo fatto nemmeno sui nostri terreni, preferendo concentrarci prima sulle informazioni estrapolate dalle rese effettive».

Alla fine del processo c’è, ovviamente, la produzione di trasformati di alta qualità, utili anche ai fini della competizione sul mercato. «Grazie alle informazioni raccolte in campo, un’industria può aumentare le rese ma anche la qualità dei prodotti, diventando altamente concorrenziale rispetto, per esempio, a stranieri che puntano soltanto sui costi. Conoscendo bene la varietà e gestendola al meglio in campagna, si possono fare grandi cose. E non c’è dubbio che a questo scopo l’agricoltura di precisione sia il futuro».

Prossimo passo l’irrigazione

L’acquisto di macchine dotate di innovativi sistemi di controllo del peso ha permesso di mappare la produzione di pomodoro da industria.
L’acquisto di macchine dotate di innovativi sistemi di controllo del peso ha permesso di mappare la produzione di pomodoro da industria.

L’obiettivo per il 2016 è quello di verificare le supposizioni elaborate sui dati del primo anno. «In particolare cercheremo conferma alle azioni intraprese sulla base della mappatura: vale a dire che vogliamo capire se abbiamo messo in atto i correttivi giusti. Inoltre – continua Massimo Medicina – saremo impegnati a legare ancor più le scelte agronomiche al flusso di dati in entrata. Dovremo per esempio capire se la differenza di resa tra due campi coltivati con la stessa varietà è dovuta alle caratteristiche del campo, a precise scelte agronomiche o ad altri fattori».

Sullo sfondo c’è però un obiettivo che per certi prodotti – leggi pomodoro – può davvero cambiare le cose: l’irrigazione a dosaggio variabile. «Non c’è dubbio che una gestione evoluta dell’irrigazione porti enormi benefici: risparmio di acqua, giusto apporto idrico alle piante, qualità superiore dei frutti. I costi, al momento, sono molto alti, ma senza dubbio una vera agricoltura di precisione deve comprendere l’irrigazione intelligente».

 

L’azienda Gavio

La mappatura dei terreni, vista la superficie totale dell’azienda, ha richiesto molto tempo.
La mappatura dei terreni, vista la superficie totale dell’azienda, ha richiesto molto tempo.

Il comparto agricolo del gruppo Gavio è una realtà da oltre 1.400 ettari, suddivisa in tre aziende collocate tra Tortona e Alessandria.

Vi si coltivano diverse varietà di orticole (pomodori da industria in primis, ma anche patate e cipolle), grano, orzo, soia ed erbai a servizio della stalla da ingrasso.

Senza dimenticare il tritordeum, un nuovo cereale di cui Gavio è distributore per l’Italia e che si sta cercando di lanciare come prodotto a basso tasso di glutine.

Fanno parte della holding anche la Tomato Farm, stabilimento per la trasformazione del pomodoro da industria rilevato un paio di anni fa e in fase di rilancio, e il marchio Corte di Rivalta, con cui si commercializzano miele, cereali e altri prodotti trasformati.

Gruppo Gavio, vincente grazie al gps - Ultima modifica: 2016-05-11T15:20:27+02:00 da Roberta Ponci

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